Umile e caparbio nelle decisioni che ritiene giuste per la sua vita.
Zungrese doc,mi sono diplomato a Vibo Valentia presso l’Istituto d’Arte.
Successivamente, mi iscrivo all’Accademia delle Belle Arti di Brera.Frequento i corsi di Vito Bucciarelli, noto per i suoi lavori innovativi e significativi.
Negli anni accademici la mia guida è Michele Zappino, affermato scultore zungrese già docente presso l’Accademia di Brera.
Durante il periodo accademico frequento lo studio di Zappino.
Proprio grazie a quest’ultimo instauro i primi contatti con le fonderie dove apprendo alcune tecniche, tra cui il cesello, la formatura e la fusione a cera persa.
Mi diplomo nel luglio 2008 e continuo con tenacia e determinazione gli studi di scultura nel mio laboratorio. La mia attività si svolge, prevalentemente, a Milano.
Ma nel mio paese d’origine ci ritorno con periodica sistematicità. In merito alla prossima iniziativa va sottolineato come il mondo scultoreo ha subito negli ultimi anni profondi cambiamenti.
Le commesse pubbliche sono diminuite sensibilmente e l’utilizzo delle sculture in chiave architettonica pressoché scomparse.
La scultura, in sostanza, vive per se stessa.
Prima ancora del suo significato, essa afferma con vigore il suo esistere e persistere.
Ed è proprio con la consapevolezza di tale prospettiva, quanto mai ardua e forse per questo ancora più affascinante, che i giovani scultori si muovono nella contemporaneità.
Le mie opere,come scultore moderno, versatile e creativo, esprimono torsioni, sguardi, gesti nei quali materia e luce trovano una sintesi brillante e un equilibrio assoluto.
Le mie produzioni appaiono talvolta inquiete, altre tenere, paradigmi di una tensione scultorea che fa della fragilità e della chiarezza i suoi punti di forza, senza rinunciare a sottili venature ironiche e ad inesorabili raffigurazioni dell’animo umano.
Il tocco è fresco e deciso e fa spaziare l’immaginario verso orizzonti profondi e mondi neoclassici, tanto lontani quanto vicini.
Ricorrente, nelle mie creazioni, anche l’elemento trascendente che è proposto con raffigurazioni di immagini sacre dotate di una cifra artistica di preminente rilievo.
Olivier Delahaye produttore cinematografico francese col pallino della letteratura, nel suo romanzo “Le Ventre lisse” ha scritto: «La scultura, come tutte le arti, è una via regia per conoscere il mondo e svelarne i segreti».
Il lavoro plastico di Antonino Gaudioso è dedicato alla dicotomia tra lo spirito e la carne, tra ciò che è totalmente altro, l’anima, e il principio vitale e fertile della vita; le opere dello scultore zungrese raccontano in maniera potente il dualismo tra pulsioni metafisiche e richiami terreni, mostrandoci quanto sacro c’è nei suoi ritratti di donna e quanta materia carnale nelle Madonne idealizzate e prosciugate da secoli di rappresentazioni.
Sonia Demurtas
Tonino Gaudioso, giovane artista e scultore calabrese, originario di Zungri, piccolo paese in provincia di Vibo Valentia, nei giorni scorsi ha presentato la sua ultima opera d’arte.
Ci sono voluti più di tre mesi di duro lavoro per realizzare questo capolavoro. Il Cristo, come ci racconta lo scultore, è stato realizzato con la tecnica della vetroresina. Due metri e trenta centimetri di pura estasi visiva. Il Cristo è stato posto su una croce in ferro di oltre sette metri, ed è stato infine posizionato a quattro metri da terra.Il Cristo in Croce oggi si staglia con imponenza sullo sfondo della cittadina vibonese di Zungri, sul promontorio che sovrasta la famosa “città di pietra”. Un opera che non può non trasmettere una grande suggestione emotiva ad un attento osservatore.
Minuziosa l’attenzione ai particolari, i muscoli del corpo sono perfettamente modellati. Il volto del Cristo esprime una sofferenza quasi palpabile, un tormento trascendentale che riporta al dolore terreno. Le labbra semichiuse, come a voler esprimere ancora un sussurro di speranza per l’umanità.
L’inaugurazione del Cristo in Croce si è tenuta nella serata del 14 aprile 2018.
Il parroco Don Carmelo della Chiesetta di Santa Domenica di Ricadi,ha benedetto l’opera. E’ stata un’emozione da brivido per tutti i partecipanti.A volere questa realizzazione è stato l’imprenditore Francesco Mamone insieme alla moglie Luigina Raffa, entrambi di Zungri.
L’opera è stata dedicata alla memoria del caro nonno Giuseppe Mamone.
“Questa è una delle mie prime esperienze sul tema della Crocifissione di grandi dimensioni – ci spiega l’artista Tonino Gaudioso – e credo anche che sia uno dei lavori più importanti che finora ho realizzato.
Sono felice che mi sia stata commissionata questa opera e che sia stata posta proprio in questa nostra terra, dove purtroppo, l’arte è talvolta vista con superficialità e la cultura ha un ruolo piuttosto marginale”.
Sono tante le soddisfazioni raccolte dal giovane artista calabrese. Ogni volta le emozioni per lui, si rinnovano. Nel suo catalogo di esperienze annovera anche la realizzazione de “La Madonna del Carmelo”, anche questa realizzata in vetroresina. La scultura si trova oggi a Brisbane, in Australia.
Ma Gaudioso non si limita solo alla scultura. Sono suoi gli elementi decorativi che possiamo ammirare nel nuovo teatro di Vibo Valentia, in località Moderata Durant. Le sue pennellate minuziose e decise hanno preso vita in una perfetta sintesi di luci ed ombre, creando così un’assoluta armonia.
Maristella Costarella
D’amore ci parla questa scultura, maledettamente d’amore, di quell’ amore magnifico e universale a cui tutti aneliamo, e che sogniamo da sempre.
Quell’ amore filiale: di padre e figli, che fin da fanciulli rapì la nostra mente e che sempre sperammo di poter provare: quello che meravigliosamente unisce in un unica candida, luccicante pietra incorruttibile, fede e sentimento…in questa vita povera e ricca ma pur sempre unica da vivere.
Ma di tempo ne hai, anche se di “Cristi” non è pieno il mondo. È vero!
Di Cristi non è pieno il mondo ma di croci, sì. Di croci da portare con onore e dignità.
E c’è chi disegna e scolpisce croci e crocefissi con l’arte dell’umiltà e della profondità.
“Tutte le mattine mentre mi precipitavo a concludere il “mio Cristo”, la mia sensazione era che mi aspettasse!” -dice Tonino Gaudioso- l’artista, scultore di questa immensa e pregiata opera.
E questa frase in cui pronuncia il “mio Cristo” è la chiave di apertura del suo cuore, della sua arte, del suo carisma, che questa volta, sfocia come un fiume nel mare dello spirito, uno spirito silenzioso, misterioso, in cui traspare introspezione e umanità.
Quest’opera meravigliosa sposa una tensione morale particolarmente sensibile nel linguaggio del corpo; un orgoglio spirituale che diviene una dignità umana sconosciuta nell’arte di questo tempo, anche se di Crocefissi è pieno il mondo, come abbiamo già detto.
Ma ogni opera, ogni crocefisso è unico e singolare perché porta la storia di un artista-uomo sulla croce.
È l’espressione del potere creativo dell’artista, dello scultore e della sua originalità, della sua costante ricerca di nuove forme espressive da sperimentare al di fuori di ogni regola stabilita.
Ammiriamo il Cristo di Tonino Gaudioso, e se riusciamo a guardare con gli occhi del cuore, vedremo la fusione di Cristo con la croce, ma non il suo eterno dolore, il distacco trionfante del corpo, piuttosto che il suo martirio o le dimensioni sia mentali e fisiche delle braccia, dei piedi e delle mani che si aprono all’infinito.
In quest’opera, io guardo e vedo un volto bello, pieno di vita e di speranza, ricco di orgoglio, vivacità e animosità interiore, che convivono allo stesso momento.
Lo spazio è calcolato matematicamente, in modo preciso… come le sue misure: l’ampiezza, l’altezza e la profondità.
E parlo da ignorante in materia, perché sono solo, una scrittrice. Il santo si erge in tutta la sua potenza, morale e fisica, diventando un elemento di certezza: affronterà il male in qualunque forma si presenti.
La figura dinamica, in primo piano, si erge e si muove in un paesaggio panoramico, di eccellenza: il sito dell’insediamento rupestre degli Sbariati, nel comune di Zungri, altro contributo innovativo dell’artista e della comunità Zungrese.
Il realismo accentuato del volto irradia una forza morale interiore, un trionfo sostenuto dalla finezza della realizzazione tecnica.
Lo sguardo sereno e racchiuso in se stesso, il capo leggermente abbassato mostrano la potenza della sua vita interiore.
La sua umanità è totale e diviene plenitudine. La fusione tra spazio e personaggio è l’elemento costitutivo dell’opera.
Un personaggio unico e speciale che diventa punto di riferimento, spazio di condivisione, arte eterna.
Questa scultura è probabilmente la più bella, la più estetica, la più classica, la più pura di tutte le rappresentazioni umane pervenute ai nostri giorni in Calabria, nella provincia di Vibo Valentia.
È un archetipo senza tempo, con cui l’artista Tonino Gaudioso chiude un primo ciclo del suo periodo artistico, pronto a riaprirne un altro.
L’abbagliante giovinezza e la forza vitale che questo capolavoro sprigiona, riassumono il passato e annunciano il futuro.
Non è né più né meno che un’autentica rivoluzione nella tecnica dell’arte statuaria. Un Cristo di tutti, un Cristo per sempre: simbolo e segno di una comunità vivente, che cerca e dimostra che l’arte può, affascinando il cuore degli uomini, cambiare il mondo.
Non ci si stanca mai di guardare questa meraviglia a grandezza naturale (h 2,30 cm su Croce 7 metri), di cui l’artista ne ha intrappolato l’anima.
La sua bellezza fisica irradia la bellezza morale interiore.
Il fascino visivo che prova lo spettatore si trasforma in beatitudine… un’ulteriore prova (se ce ne fosse ancora bisogno) della genialità dello scultore.
Si tratta di un’opera senza tempo, investita dal soffio divino.
Un’opera d’arte questa, che getta uno spiraglio di Luce in una Calabria che non deve perdere la speranza, ma deve capire e comprendere che la cultura, l’arte esiste, è viva, e su questa è giusto investire e crescere.
RECENSIONE di Teresa Averta
All rights reserved – © copyright -Inaugurazione avvenuta, sabato 14 Aprile 2018 -Ore 19:30- Zungri (VV)
D’amore ci parla questa scultura, maledettamente d’amore, di quell’amore magnifico e universale a cui tutti aneliamo, e che sogniamo da sempre. Quell’amore filiale: di padre e figli, che fin da fanciulli rapì la nostra mente e che sempre sperammo di poter provare: quello che meravigliosamente unisce in un unica candida, luccicante pietra incorruttibile, fede e sentimento…in questa vita povera e ricca ma pur sempre unica da vivere.
Ma di tempo ne hai, anche se di “Cristi” non è pieno il mondo. È vero! Di Cristi non è pieno il mondo ma di croci, sì. Di croci da portare con onore e dignità. E c’è chi disegna e scolpisce croci e crocefissi con l’arte dell’umiltà e della profondità.
“Tutte le mattine mentre mi precipitavo a concludere il “mio Cristo”, la mia sensazione era che mi aspettasse!” -dice Tonino Gaudioso- l’artista, scultore di questa immensa e pregiata opera.
E questa frase in cui pronuncia il “mio Cristo” è la chiave di apertura del suo cuore, della sua arte, del suo carisma, che questa volta, sfocia come un fiume nel mare dello spirito, uno spirito silenzioso, misterioso, in cui traspare introspezione e umanità. Quest’opera meravigliosa sposa una tensione morale particolarmente sensibile nel linguaggio del corpo; un orgoglio spirituale che diviene una dignità umana sconosciuta nell’arte di questo tempo, anche se di Crocefissi è pieno il mondo, come abbiamo già detto. Ma ogni opera, ogni crocefisso è unico e singolare perché porta la storia di un artista-uomo sulla croce. È l’espressione del potere creativo dell’artista, dello scultore e della sua originalità, della sua costante ricerca di nuove forme espressive da sperimentare al di fuori di ogni regola stabilita. Ammiriamo il Cristo di Tonino Gaudioso, e se riusciamo a guardare con gli occhi del cuore, vedremo la fusione di Cristo con la croce, ma non il suo eterno dolore, il distacco trionfante del corpo, piuttosto che il suo martirio o le dimensioni sia mentali e fisiche delle braccia, dei piedi e delle mani che si aprono all’infinito.
In quest’opera, io guardo e vedo un volto bello, pieno di vita e di speranza, ricco di orgoglio, vivacità e animosità interiore, che convivono allo stesso momento. Lo spazio è calcolato matematicamente, in modo preciso… come le sue misure: l’ampiezza, l’altezza e la profondità. E parlo da ignorante in materia, perché sono solo, una scrittrice.
Il santo si erge in tutta la sua potenza, morale e fisica, diventando un elemento di certezza: affronterà il male in qualunque forma si presenti. La figura dinamica, in primo piano, si erge e si muove in un paesaggio panoramico, di eccellenza: il sito dell’insediamento rupestre degli Sbariati, nel comune di Zungri, altro contributo innovativo dell’artista e della comunità Zungrese.
Il realismo accentuato del volto irradia una forza morale interiore, un trionfo sostenuto dalla finezza della realizzazione tecnica. Lo sguardo sereno e racchiuso in se stesso, il capo leggermente abbassato mostrano la potenza della sua vita interiore. La sua umanità è totale e diviene plenitudine. La fusione tra spazio e personaggio è l’elemento costitutivo dell’opera. Un personaggio unico e speciale che diventa punto di riferimento, spazio di condivisione, arte eterna. Questa scultura è probabilmente la più bella, la più estetica, la più classica, la più pura di tutte le rappresentazioni umane pervenute ai nostri giorni in Calabria, nella provincia di Vibo Valentia.
È un archetipo senza tempo, con cui l’artista Tonino Gaudioso chiude un primo ciclo del suo periodo artistico, pronto a riaprirne un altro. L’abbagliante giovinezza e la forza vitale che questo capolavoro sprigiona, riassumono il passato e annunciano il futuro. Non è né più né meno che un’autentica rivoluzione nella tecnica dell’arte statuaria.
Un Cristo di tutti, un Cristo per sempre: simbolo e segno di una comunità vivente, che cerca e dimostra che l’arte può, affascinando il cuore degli uomini, cambiare il mondo.
Non ci si stanca mai di guardare questa meraviglia a grandezza naturale (h 2,30 cm su Croce 7 metri), di cui l’artista ne ha intrappolato l’anima. La sua bellezza fisica irradia la bellezza morale interiore. Il fascino visivo che prova lo spettatore si trasforma in beatitudine… un’ulteriore prova (se ce ne fosse ancora bisogno) della genialità dello scultore. Si tratta di un’opera senza tempo, investita dal soffio divino. Un’opera d’arte questa, che getta uno spiraglio di Luce in una Calabria che non deve perdere la speranza, ma deve capire e comprendere che la cultura, l’arte esiste, è viva, e su questa è giusto investire e crescere.
RECENSIONE di Teresa Averta
All rights reserved – © copyright
-Inaugurazione avvenuta, sabato 14 Aprile 2018 -Ore 19:30- Zungri (VV)
“Scolpire non è scavare una pietra, è trovare il respiro della vita in essa e rivelarlo.”
Poeas, in Appleseed XIII, 2011
Classe ’81, sono un giovane artista e scultore calabrese, originario di Zungri, piccolo paese in provincia di Vibo Valentia. La mia passione per l’arte, si è trasformata oggi, nel mio lavoro. Ho frequentato l’Istituto d’Arte di Vibo Valentia, precisamente il corso di restauro legno “Progetto Michelangelo”. In quegli anni l’impatto con la scuola é stato molto suggestivo, l’idea di continuare nel settore dell’arte cresceva ogni giorno di più, ero spinto da un forte desiderio. Durante il mio percorso ho avuto l’opportunità di apprendere le varie tecniche di laboratorio, quali il disegno, la pittura, l’arte plastica che adoravo in maniera smisurata, la decorazione, la scenografia… insomma tutto ciò che faceva parte di quel mondo. Decido poi di proseguire verso questa strada e superando i test, riesco ad entrare all’Accademia di Brera di Milano. L’idea di ritrovarmi in quell’ambiente – afferma – mi faceva vivere delle emozioni immense. Ho avuto l’opportunità di avere illustri maestri e di conoscere grandi scultori, tra i tanti Francesco Messina, Arturo Martini, Emilio Greco. In quegli anni ho potuto migliorare moltissimo il mio livello tecnico, ho appreso la modellazione, la tecnica della formatura, la fusione a cera persa, il cesello di un bronzo, il restauro di una terracotta… Ed infine concludo il mio percorso con una tesi sullo scultore Giacomo Manzù. Dopo l’esperienza a Milano, con il mio bagaglio di conoscenza faccio ritorno in Calabria e una volta qui, metto a frutto i miei sforzi. Cosi’finalmente apro il mio studio a Zungri, l’unico obiettivo che avevo era portare avanti il mio sogno. E così anche le prime soddisfazioni arrivarono. Inizio ad esporre in provincia di Vibo Valentia. Realizzo il mio primo lavoro in bronzo, in occasione del bicentenario del Comune del mio paese, nel 2011. In seguito arriva anche il primo monumento in Marmo di Carrara grigio, collocato nel piazzale del Santuario di Monte Poro. Proprio grazie ad un’esposizione in provincia di Vibo, crescono le opportunità e si concretizza anche il sogno di arrivare all’Estero. Ricevo la proposta di realizzare una statua da mandare a Brisbane, Australia. Era iniziata anche quest’altra meravigliosa avventura. Ho impiegato quasi cinque mesi di lavoro. La statua viene modellata di sana pianta da un originale, che si trova nella Chiesa di Briatico, La Madonna del Carmelo. Realizzo il calco in gesso e ottengo poi un positivo in vetroresina. Dopo tanto impegno l’opera è ultimata e viene imballata e spedita a Milano per poi essere mandata al porto di Genova e partire per l’Australia! Dopo 39 giorni di viaggio in nave, raggiunge il porto di Brisbane. In occasione dell’ inaugurazione del 19 luglio 2015, raggiungo anche io l’Australia, dopo tre mesi di permanenza rientro in Italia. Mi sono sentito come Garibaldi, eroe dei due mondi! Adesso mi trovo impegnato nella città di Vibo Valentia, intento nella realizzazione degli elementi decorativi di un teatro che presto verrà inaugurato proprio nella città. Le opere che realizzo ed in particolar modo, le mie sculture, esprimono l’idea del movimento, della torsione. Il gioco di luce ed ombra riesce a creare un equilibrio assoluto.